Non solo dipendenti, ma persone ambiziose:

ambizione

l’importanza dei lavoratori in ristorazione (e non solo) Dipendente, sì, ma con un valore: l’importanza di credere nelle proprie qualità professionali

Lavorare come dipendente non significa non avere il diritto di valere. Se fai parte del campo della ristorazione ed eserciti la professione di cameriere, di chef, di pizzaiolo o di qualsiasi altra figura inerente al settore, dovresti riconoscerti l’importanza di essere un professionista. Non si tratta solo di “stare sopra” o “stare sotto” a qualcuno e per quanto sia vero che il dipendente non è il ristoratore e che il ristoratore o proprietario di un locale abbia più responsabilità, ciò non fa di te un tassello minore. 

Ogni tassello ha il suo valore, ogni membro di una squadra è essenziale ai fini della buona riuscita della stessa. Tu, con le tue competenze e il tuo bagaglio culturale sei a tutti gli effetti un lavoratore professionista. Togliamoci per un attimo dalla testa la scala dei ruoli e pensiamo ai singoli individui che occupano lo spazio di un’attività: non pensi che il tuo ruolo sia fondamentale esattamente come quello del tuo collega barman o dell’altro tuo collega aiuto-cuoco? Che cosa ne sarebbe del ristorante senza di te? Prima inizi a riconoscere le tue qualità, prima sarai trattato come professionista. 

Perché lo sei, perché anche tu, proprio come il tuo titolare, hai dei bisogni e punti a raggiungerli tutti, uno per volta. 

Fare il cameriere o il pizzaiolo non ti rende meno “importante”: ecco perché devi potere scegliere

Ogni lavoratore è diverso, ogni persona è diversa, ma ogni persona che lavora ha (o dovrebbe, ndr) avere la possibilità di scegliere che cosa sia meglio per lui o per lei. Non tutte le persone la pensano – o la vivono – allo stesso modo; c’è chi si accontenta di una qualsiasi occupazione per motivi personali insindacabili, c’è chi scende a compromessi per il medesimo motivo, c’è chi punta a fare la cosiddetta “gavetta” e chi, invece, vorrebbe di più da se stesso/a e dal posto di lavoro in cui si trova. 

Ambizione, volontà, obiettivi: sono questi gli elementi che un lavoratore deve tenersi stretti per farsi valere. 

Quando scegli un lavoro, stai prima di tutto scegliendo e scegliere non è decidere: sono due azioni differenti. Quando scegli stai mettendo avanti le tue aspirazioni e i tuoi valori personali e ti stai dando la grande possibilità di esplorarti ed esplorare quello che ancora non sai, puntando sempre e comunque alla tua completezza felice.

Decidere, invece, significa rimanere ancorato al grande minestrone delle probabilità e delle conseguenze, finendo col dare retta solo ed esclusivamente alla razionalità. Insomma, una dicotomia importante, ma spesso confusa. Il succo del discorso? Scegli sempre per te, scegli con cognizione e scegli quel lavoro sapendo di avere tutte le carte in regola per farlo. Non sminuirti, trattati tu stesso come professionista e come tale sarai trattato da chi “ti sta sopra”. 

Essere dipendente non fa di te l’ultima ruota del carro, e sai perché? Perché senza il tuo contributo, senza il tuo lavoro in cucina, in sala, alla preparazione delle portate o dei drink al bancone, quel carro non riuscirebbe ad andare avanti e finirebbe con l’infossarsi da qualche parte perdendo uno dei suoi pezzi trainanti. 

Hai il diritto di scegliere: tipo di lavoro, luogo di lavoro, retribuzione che rispecchi le tue necessità e il tuo grado di preparazione. A che serve prepararsi approfonditamente se poi si finisce con il doversi piegare a “decisioni” altrui? Hai una voce? Usala. Hai un curriculum di esperienze? Raccontale. Pensi di essere la persona giusta per quel lavoro da cuoco? Dimostralo.

Non dimenticare mai chi sei e che cosa puoi offrire alla squadra, che cosa di te puoi fare emergere affinché la fine della giornata sia un trionfo per l’attività.

Solamente il lavoratore, nel momento stesso in cui si propone, conosce le sue opzioni: questo sì, questo no, questo sì, questo proprio no. Non si tratta più di titolare vs. dipendente, poiché il momento del colloquio è a tutti gli effetti una doppia-scelta, nel senso che non è unilaterale. Lo abbiamo detto spesso ed è un concetto importante da ribadire, perché troppo spesso dato per scontato e complice dell’alimentazione di un sistema lavoro già allo sbaraglio. In fase di colloquio, tu che ti stai candidando, stai allo stesso tempo analizzando il tuo futuro all’interno di quella attività: come ti sembra il titolare? Come ti sembrano le condizioni? E il contratto? Lo stipendio? Pensi che sarai trattato nel modo e alle condizioni che ti sei prefissato? Prova a pensare a tutto questo mentre sei lì che racconti di te, e poi datti delle risposte. 

Qualcuno ti metterà in discussione, certo, qualcuno avrà anche delle critiche da farti e forse ti scarterà a volte ma, pensaci bene: rimanere fedeli a sé stessi vale molto di più di un contratto. 

Le eccezioni ci sono sempre, i casi devono per forza essere presi singolarmente, ma tu devi comunque essere consapevole del tuo valore e delle tue capacità

Il primo colloquio è con te stesso. 

Sei pronto/a a cercare lavoro come un vero Professionista?