Basta davvero l’esperienza sul campo per definirsi professionista? Spoiler: NO

Diventare un professionista della ristorazione è possibile, ma significa si avere esperienza diretta sul campo, ma bisogna soprattutto avere una formazione professionale adeguata al settore di interesse. Sfatiamo il mito che basta lavorare di persona, basta fare pratica diretta anche a partire da zero: indubbiamente serve, ma voi andreste ad abitare in una casa priva di fondamenta? 

Ristorazione e lavoro: sul campo si fa pratica, ma non basta per considerarsi professionisti

La ristorazione è un settore in continua espansione; tante le opportunità, tante le tipologie di mansioni, tanti i percorsi di crescita e tante le carriere da perseguire. Che sia un contratto a tempo pieno, uno part-time, un lavoro extra per arrotondare o per non essere legato da un rapporto continuativo, lavorare nel vasto mondo della ristorazione può essere davvero proficuo. In tutto questo ma soprattutto per arrivare a vivere tutto questo, ci sono dei tasselli obbligatori da riempire. Uno tra tutti? La professionalità. Senza questa non si va da nessuna parte, né ora, né mai ed è proprio da questa che si deve partire.

La professionalità si lega all’esperienza diretta, ma si lega soprattutto alla formazione

Molte persone, o forse dovremmo dire molti candidati, pensano che basti “imparare sul campo” per diventare dei veri professionisti. Se da una parte questa credenza può effettivamente avere spiragli di verità (mettere le cosiddette “mani in pasta”), dall’altra non può essere considerata più  sufficiente. La professionalità può dirsi completa quando a essere sommate sono sia l’esperienza diretta, sia la formazione, che non deve mai essere sottovalutata. Come ci si può definire professionisti della ristorazione (o professionisti in generale) se non si hanno le giuste competenze per il tale ruolo? E come si acquisiscono le competenze giuste? Sì, facendo pratica, sì sporcandosi le mani, sì facendo esperienza ed essendo seguiti da chi quel lavoro lo fa da tempo: verissimo, ma non basta. Le competenze e le capacità, infatti, si acquisiscono ancora prima da una solida teoria, fatta di nozioni, di studi, di dedizione, di tempo e di costanza: il pacchetto prevede anche questo!

L’improvvisazione solo se sei ballerino o attore: per lavorare nel Ho.re.ca serve anche lo studio

L’incertezza del mondo odierno è un problema che tutti e tutte, almeno una volta (ma purtroppo di più) si trovano a dovere affrontare. Prima ti fanno credere che senza lo studio “non andrai da nessuna parte”, poi ti dicono che “solo con l’esperienza puoi imparare”, per poi rimangiarsi le parole e dire che “sì, in fondo studiare serve”. La verità è che è la confusione a regnare sovrana e il mondo del lavoro ha delle falle spesso impossibili da chiudere. A prescindere dal caos che domina il sistema, la verità in questo caso è soltanto una: formarsi adeguatamente porterà sempre e solo benefici. Che tu stia cercando un lavoro nella brigata di sala, in cucina o al bar, tutto quello che può comprendere il profondo mondo ho.re.ca, devi comunque e necessariamente seguire un percorso formativo adatto a quel tipo di posizione. Certo, imparerai a fare le pizze solo facendole, ma sapevi che esistono corsi ad hoc o addirittura scuole dedicate alla pizza? Pizza in teglia, pizza proteica, pizza corso base, pizza corso avanzato; il ventaglio di proposte si amplifica e sei tu a dover scegliere da dove iniziare. 

Non ci si può improvvisare pizzaioli senza sapere nulla sulla pizza: inizieresti a guidare la macchina senza sapere come funziona o dove si trovano frizione, freno e acceleratore o quale sia il segnale di precedenza? Probabilmente no, e forse dirai “sì ma poi mentre guidi le cose le impari”: spoiler, non funziona così e la scuola guida esiste per un motivo. L’improvvisazione è un’arma a doppio taglio, nel senso che puoi realmente farti male e perdere un’occasione potenzialmente buona e tra allergie e intolleranze, non si può più scherzare.

Le competenze sono nozionistiche e no: a ogni ruolo il giusto approccio

Aumentare le possibilità di successo in ristorazione è possibile, basta essere consapevoli della propria situazione, del proprio livello e degli step da seguire per migliorare. È anche per questo motivo che accanto alle competenze teoriche che poi diventano pratiche, c’è tutta una serie di “competenze” dedicate all’approccio. Un aspirante chef, ad esempio, dovrà fare i conti sia col lavoro sotto pressione, sia con la buona riuscita dei piatti, della cura ai dettagli, dell’ordine e della pulizia. Tutte queste competenze, che a dirle sembrano irrisorie e ben gestibili, nascondono un importante grado di consapevolezza della persona e un forte allenamento in primis psicologico: senza una buona stabilità mentale e senza un giusto approccio al lavoro e alle situazioni potenzialmente presentabili, la bravura nel cucinare non avrà più alcuna importanza. 

Per lavorare nella ristorazione e diventare professionista serve anche il giusto atteggiamento

Lavorare nella ristorazione non è semplice e ancora molte persone non l’hanno capito. Si pensa che fare il cameriere sia “cosa da tutti”, che imparare a fare i drink al banco sia una passeggiata e che gestire un’intera cucina con ordini e imprevisti dell’ultimo un gioco da ragazzi. Forse chi segue i programmi di Real Time un’idea può essersela fatta, ma stiamo comunque parlando di programmi televisivi e sappiamo bene che non è mai come sembra. Ad ogni modo e ovvietà a parte, se vuoi lavorare in questo settore devi avere anzitutto il giusto atteggiamento: sii positivo, sii proattivo, sii curioso e volto al miglioramento, sempre. E questo deve valere in primis per te stesso, poi per il posto in cui andrai a lavorare. Mantenere un atteggiamento di questo tipo è un grande passo in avanti verso il successo personale, e poi professionale: le due cose vanno sempre pari passo e ricorda che per guadagnare c’è tempo, oggi, pensa a diventare bravo nel tuo ruolo.

Come diventare un professionista della ristorazione: conclusioni

Ok, ma quindi le soluzioni quali sono? Scegli il ruolo che ti interessa (ma che ti interessa davvero), studia approfonditamente il percorso da seguire. Per diventare un Executive chef dovrai partire dal Commis, poi diventare chef di partita, poi Sous chef e raggiungere il traguardo stabilito. Cerca corsi adatti per acquisire le giuste competenze per i singoli ruoli e dai sempre il meglio di te per arricchirti. Arriverai infine allo step della ricerca delle offerte (e anche qui spera di trovarne di fatte bene e complete), candidati alle posizioni che ritieni opportune e in linea col tuo profilo e dimostra di essere proprio tu la persona che stavano cercando. Ricordati che la formazione non si esaurisce una volta trovato il lavoro, ma continua nel tempo: la passione va avanti, le competenze anche e tu, alla fine, sarai un vero professionista della ristorazione.

Sei pronto a cercare LAVORO in modo corretto?