
Lavorare nella ristorazione non né da tutti, né per tutti.
Entrare all’interno di questo meraviglioso mondo richiede sì voglia di fare, ma prima di tutto richiede consapevolezza e questa, molto spesso, manca. Mancando un tassello così importante il rischio è quello di ritrovarsi a neanche metà mese sopraffatti e in completo burnout. Lo step successivo, in casi come questo, può essere solamente uno, ossia mollare la presa. Poiché questo non è ciò che vogliamo e poiché il lavoro dovrebbe essere un luogo in cui impegnarsi ma essere sereni, la domanda da porsi è: come si fa a conciliare lavoro e vita privata? Ma come si fa a farlo se si lavora in ristorazione?
Ristorazione e vita privata vanno d’accordo, basta essere consapevoli
Il lavoro occupa gran parte delle nostre vite, ma non è le nostre vite, almeno non in toto. Oggi, che i tempi sono cambiati e la salute mentale è finalmente tornata a bussare alle porte di aziende e contesti professionali diventando elemento prioritario di ogni policy (o quasi), il lavoro rimane il lavoro, ma dentro il lavoro ci deve essere anche benessere. Le nuove generazioni, in questo, sono molto più avanti; sanno molto bene che cosa vogliono, ma sanno ancora meglio che cosa non vogliono da un contesto lavorativo.
Quello della ristorazione non è un campo semplice da gestire; l’impegno richiesto è tanto, la disponibilità su turni anche “scomodi” è sempre presente, i fine settimana possono realmente diventare un’utopia e le feste, se si è dentro una qualsiasi attività di ristorazione, già date per impegnate. Eppure, dopo la sensazione di spaurimento, potrebbe nascere un’importante presa di coscienza: lavorare in ristorazione è tanto impegnativo, quanto meraviglioso. Resta una postilla da tenere sempre a mente: sia chi offre lavoro, sia che si candida per trovarlo, deve sempre avere a cuore il benessere mentale. La reciprocità umana è la chiave: senza di essa i passi da fare saranno davvero molto brevi.
Equilibrio: è possibile ottenerlo lavorando in ristorazione?
Candidarsi per una posizione da cameriere, da cuoco, aiuto-cuoco, barman o responsabile di sala implica tutta una serie di micro-consapevolezze fondamentali ai fini di un buon risultato professionale. Tu, ristoratore, sei in grado di offrire ai tuoi dipendenti ciò di cui hanno bisogno? E tu, candidato, sai che cosa significa lavorare in ristorazione? Il gioco è sempre quello: informare sin da subito, prenderne atto, interiorizzare e, alla fine, scegliere.
Questo gioco si chiama equilibrio ed è esattamente ciò che chi cerca lavoro in ristorazione (ma potremmo estenderlo a ogni lavoro, ndr) desidera e, molto lucidamente, “richiede”. Un punto chiave, essenziale, che ogni contesto lavorativo dovrebbe offrire a chi decide di iniziare un percorso professionale.
I dipendenti felici sono più produttivi, ma sono soprattutto più propensi a restare
Un dipendente felice è una persona felice e questo sentimento, seppure il più delle volte volatile, è fondamentale. Chi sceglie di lavorare in ristorazione deve sapere (ma qui rientra la consapevolezza di cui sopra) che la richiesta e l’impegno saranno elevati, ma ciò non significa dire addio alla propria vita privata. Significa piuttosto sapere calibrare tutto, sapendo di dovere rinunciare qualcosa ogni tanto e di colmare quelle rinunce con la soddisfazione di un lavoro che ripaga.
Discorso analogo va fatto anche per quanto riguarda le feste: essere un cameriere significherà lavorare a Natale, Capodanno, Pasqua e tutto l’immenso corollario di festività esistenti da che se ne ha memoria. Una sfida enorme, specialmente quando non si è abituati, ma una sfida che arricchisce, soprattutto se c’è passione. È vero, a volte non basta aggrapparsi a quest’ultima, ma un tentativo è comunque preferibile. Prova a cambiare prospettiva, se la cosa non ti convince: mentre gli altri si divertono, tu lavorerai per farli divertire (link)! Buffo, no? Ma questo mindset potrebbe ribaltare la visione delle cose…e del lavoro.
Vita privata e ristorazione: la conciliazione che serve per ottenere ottimi risultati
Tutto è possibile, purché ci sia la volontà. Certo, lavorare in un ristorante o in una qualsiasi attività che comprenda un servizio e dei clienti significa maggiore gestione e un maggiore adattamento. Non che nelle altre professioni questo non ci sia, ma quando si tratta di turni, di festività e di eventi organizzati beh, senza un’adeguata gestione nulla andrà bene. Trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata può non essere semplice, ma è importante trovarlo e, ovviamente, garantirlo.
Ristoratori, siate chiari e siate umani
Le persone che si rivolgono a voi per cominciare un nuovo percorso professionale hanno bisogno di chiarezza. Intanto, avete riletto nei minimi dettagli l’offerta che avete pubblicato? Compaiono tutte le informazioni o manca qualcosa? Bene, step successivo: il colloquio. Ecco, durante questa fase cercate di fornire al candidato tutti i dettagli che chiede, ma soprattutto cercate di farlo entrare già in un’ottica lavorativa sana: niente terrorismi inutili, niente dispersione di panico, ma solo sincerità ed empatia. Spiegate bene i turni, le ore di lavoro previste, l’organizzazione delle feste e dei fine settimana e fate capire a chi vi è di fronte che il vostro ambiente prevede tanto impegno, ma ci sarà sempre spazio per il proprio svago personale. È qui che si vede la sinergia di un team, la comunicazione efficace di una brigata, il lato umano della squadra!
Lavoratori, sì alle domande, sì alla chiarezza, no alle troppe pretese
Candidarsi per una posizione da cuoco, cameriere, pizzaiolo o barman implica lavoro. L’impegno richiesto sarà tanto, ma è proprio qui che entra in gioco l’intelligenza di ogni candidato: in fase di colloquio è sempre fondamentale chiedere maggiori delucidazioni sulla posizione. Siano essi orari, turni, retribuzione e reperibilità, avere un quadro ben disteso ancora prima di cominciare può fare la differenza. In questo modo non solo ti mostrerai interessato e particolarmente attento a ciò che andrai a fare, ma potrai già farti un’idea della gestione del tuo tempo a lavoro e del tuo tempo privato. Le due cose non dovranno mai cozzare: quando non sei a lavoro, il lavoro non dovrebbe venire a casa insieme a te.
Occhio anche alle pretese, potrebbero pungere: è giusto mettere in chiaro le proprie esigenze ed è altrettanto giusto capire nel profondo l’identità del luogo di lavoro per il quale ti sei candidato (il colloquio non è mai a un binario!), ma cerca di non eccedere con le pretese. Una via di mezzo andrà bene, basta essere sinceri.
Si può lavorare in ristorazione e si può vivere la propria vita privata in armonia. Qualcosa andrà sacrificato, non sempre, non continuativamente, ma capiterà di dovere rinunciare a quella cena o a quel Natale in famiglia. La soddisfazione, però, ripagherà tutto: passione, dedizione, crescita personale. Tutto questo e molto altro regalano benessere e coesione tra le persone: siete pronti a iniziare?